I tifosi sostengono con tutto il cuore la loro squadra, i colori della divisa sociale sono sacri e gli avversari sono il “nemico” da battere.
Essere Ultras oggi, è triste ammetterlo, sta diventando una colpa. Succede che, grazie a un fenomeno tutto italiano ideato e sviluppato con grande cura e furbizia da parte dei media, se alcuni di questi Ultras violano la legge, allora tutti coloro che appartengono a un gruppo Ultras di una qualsiasi squadra in una qualsiasi regione d’Italia, diventino potenziali delinquenti e come tali vengano trattati e considerati dalla gente comune. Quando accade qualche fatto di cronaca legata ad un Ultras (vedi il triste omicidio dell’ispettore Raciti), non c’è Ultras che si salvi: tutti colpevoli, tutti pagano con incredibili decreti che vietano, ad esempio, di recarsi allo stadio ad assistere ad una partita. Non importa se ci sono decine di migliaia di persone che ogni domenica non vedono l’ora di andare in curva allo stadio a vedere giocare la propria squadra: le istituzioni vogliono dimostrare che sanno come risolvere i problemi, e allora fanno di tutta l’erba un fascio. Vietiamo le trasferte, rendiamo la vita impossibile a chi vuole acquistare un biglietto per una partita di calcio, vietiamo l’uso di tamburi in curva…insomma, mettiamo il bavaglio al tifo organizzato così risolviamo il problema della violenza negli stadi. In realtà si mette il bavaglio alla libertà di esprimere in modo rumoroso, caloroso e colorato le proprie emozioni. Incitamento per la propria squadra, coroegrafie stupende, sfottò, cori volgari…fa tutto parte del gioco: chi entra in curva lo sa. Chi ha un cervello (e sono il 99% delle persone che affollano la Curva) sa che tutto comincia e finisce dentro lo stadio: è un gioco, una sfida sugli spalti prima che sul campo. Quali cori risuoneranno più forti e vibranti nell’aria? Chi avrà lo striscione più ironico? Quando accadono episodi di violenza allo stadio, come risse e accoltellamenti, non accadono perchè siamo allo stadio: accadono perchè le persone che ne sono protagoniste cercano intenzionalmente la rissa. Se non è allo stadio sarà da qualche altra parte: sono le stesse persone che sono capaci di alzare le mani o tirare fuori un coltello per un parcheggio, per uno sguardo troppo prolungato alla sua ragazza o per uno sgarbo in discoteca.
Penso alle cosiddette stragi del sabato sera: un giovane va in discoteca, si sballa, esce ed ammazza un innocente in un incidente stradale. E’ stato forse impedito alle migliaia di persone che ogni weekend vanno in discoteca a ballare di poter continuare a svagarsi in pista? Non mi risulta.
Penso ai preti pedofili che vengono scoperti compiere atti inenarrabili su poveri bambini. E’ stato forse impedito a coloro che hanno la vocazione per prendere i voti di proseguire sulla loro strada? Non mi risulta.
Penso a quei poliziotti o carabinieri o militari della GdF che sono coinvolti in episodi di corruzione o di violazione della legge: tutti coloro che lavorano nelle forze dell’ordine sono quindi delinquenti? Non mi risulta.
Perchè dunque accanirsi contro il mondo del tifo organizzato? E’ giustissimo perseguire coloro che si rendono protagonisti di atti di violenza, allo stadio così come in ogni angolo d’Italia: isoliamoli, puniamoli, ma non criminalizziamo tutto il mondo del tifo organizzato e le centinaia di gruppi Ultras che ci sono in Italia. Siamo Ultras non criminali!
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